Tra i tanti battelli della Regia Marina che hanno operato nel secondo conflitto mondiale, lo Scirè è – senza dubbio – il più noto e famoso: fama e notorietà ben meritate e dovute a una carriera leggendaria, ad azioni che fanno ormai parte della tradizione della Marina italiana e del suo “immaginario collettivo”, alla sua tragica fine e, allo stesso tempo, indissolubilmente legate alle figure dei due comandanti che – tra il 1940 e il 1942 – fecero sì che questo sommergibile si evidenzi, oggi, in modo del tutto particolare nella storia della Forza Armata e nel cuore di tutti i marinai, in servizio o in congedo. Lo Scirè apparteneva alla classe “600” che – con 59 unità – costituisce il gruppo più numeroso, omogeneo e meglio riuscito tra i sommergibili italiani che operarono durante il secondo conflitto mondiale, realizzato in cinque serie dai primi anni Trenta sino a guerra inoltrata: • serie “Argonauta” (7 unità, 1929-32) • serie “Sirena” (12 unità, 1931-34) • serie “Perla” (10 unità, 1935-36) • serie “Adua” (17 unità, 1936-38) • serie “Acciaio” (13 unità, 1940-42) Lo Scirè faceva parte della serie “Adua”, i cui battelli erano anche noti come “africani” in quanto portavano tutti i nomi di elementi geografici dell’Africa Orientale Italiana, conquistata al termine della Guerra d’Etiopia poco prima dell’impostazione delle 17 unità della serie. Erano del tutto analoghi ai precedenti “Perla” e, al termine del conflitto, sopravviveva il solo Alagi mentre gli altri battelli erano andati tutti perduti tra il 1940 e il 1944. Definiti all’epoca “battelli di piccola crociera”, erano sommergibili a semplice scafo, con controcarene, del tipo “Bernardis”. La prima serie (“Argonauta”) ebbe origine da una rielaborazione del progetto degli “Squalo” curata dall’ing. Curio Bernardis su una specifica emessa alla fine degli anni Venti dalla Regia Marina per unità da 600 tonnellate di dislocamento standard. Le dimensioni e il dislocamento vennero lievemente maggiorate con le serie successive, e gli “Acciaio” entrarono in servizio con la falsatorre di dimensioni ridotte (dal disegno analogo a quella degli u-boote tipo “VII C” della Kriegsmarine), mentre – tra il 1941 e il 1942 – furono analogamente modificate le falsetorri originarie, più grandi, delle unità appartenenti alle cinque serie precedenti.